Farrokh Bulsara, da Zanzibar. A vedere certi dati sul documento di identità verrebbe da pensare a un ladro gentiluomo capace di ipnotizzare qualche nobildonna col solo ausilio di un sorriso e una voce ammaliante per poi sfilarle di dosso i preziosi gioielli di famiglia.
Dietro un nome così misterioso ed esotico si nascondeva, in effetti, un personaggio affascinante, un istrione in grado di catalizzare gli sguardi delle folle plaudenti e di incarnare con un carisma unico.
Una rockstar per elezione, che si scelse un nome d'arte "divino", rubandolo alla mitologia greca: Mercurio piè veloce era incaricato di portare il messaggio degli dei. E forse per questo Freddie Mercury predilesse sempre palchi enormi su cui poter correre, scatenare il suo istinto e comunicare alla gente attraverso la musica e il linguaggio del corpo ciò che è più assimilabile al verbo del sublime e più ci si avvicina all'eternità.
Quell'eternità che Freddie Mercury ha sfidato e conquistato, se è vero che a venti anni dalla sua morte ci sono ancora milioni di appassionati che provano brividi ascoltando la sua voce che si inerpica lungo il sentiero dell'Olimpo del rock e raggiunge vette impervie come certi suoi acuti impossibili da imitare.
Egli è vivo nel cuore del rock: un reame senza confini spazio-temporali con sudditi di ogni età sparsi su tutto il globo terracqueo. In un regno in cui non mancano re e principi, duchi bianchi ed eminenze grige, principesse su piselli e marchesi del grilletto, la corona più SPLENDENTE, quella con più diamanti e rubini, spetta di diritto all'unica vera REGINA. Una REGINA con i baffi...
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