Freddie Mercury Bijou Italia

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venerdì 21 novembre 2014

Intervista "Circus" aprile 1975 di Scott Cohen

Cominciamo dall'inizio, a Zanzibar.
"Zanzibar? Beh, ci sono nato. Ci sono rimasto per tre o quattro anni, poi mi sono trasferito in Inghilterra. Non c'è molto da fare a Zanzibar".

Sto cercando di visualizzarlo. Ci sono le palme?
"Beh, sì, è un Paese tropicale. E' al largo della costa orientale dell'Africa. Era lì che stavano i miei genitori. Mio padre lavorava per il governo. Era stato mandato in quel posto, e lì sono nato io. Poi siamo tornati a Londra, e da allora ho sempre vissuto qui".

Quale genere di musica si ascolta a Zanzibar?
"Per quello che posso ricordarmi, mi sembra che ascoltassero Elvis Presley e Bill Haley. Ma sono sicuro che dopo hanno ascoltato i Beatles".

Cosa fa la gente da quelle parti?
"Credo che si giochi a calcio e a hockey su prato. Ci sono parecchie spiagge, laggiù, quindi credo che si nuoti".

Sei mai stato nel Queens, a New York?
"No, a New York siamo andati solo una volta. Ci siamo stati una settimana e abbiamo suonato tutte le sere. Perché me lo chiedi? com'è?

Assomiglia molto a Zanzibar. Zona tropicale, con le palme e molte spiagge. La gente nuota molto, gioca a calcio e ascolta Elvis Presley. Che idea ti sei fatto di New York?
"Andava tutto ad un ritmo frenetico. Mi è piaciuto fin da come ci hanno accolto. Tutti hanno continuato a dirci quanto fosse malata quella città, ma io mi sono divertito. C'è così tanto da vedere, quindi dipende molto da quanto tempo ci stai. Quelli della casa discografica ci hanno portato in tutti i posti che non si possono perdere, in tutti i ristoranti, nei locali e via dicendo. Quando ci torneremo, andremo alla ricerca degli altri posti.

Di quale genere di questioni non-musicali, esterne alla vostra attività nello spettacolo, ti sei interessato nell'ultimo periodo?
"Ultimamente non mi sono interessato proprio di niente al di fuori della musica, perché ci siamo occupati del film, della colonna sonora, e poi abbiamo tentato di allestire tutti i preparativi per il tour, perché presto dovremo partire. Hai sentito parlare del "Rainbow" di Londra? E' un posto dove si suona, e quando ci abbiamo suonato noi, hanno ripreso il concerto, e adesso stiamo montando il film, che sarà intitolato Queen Live at the Rainbow".

Credi che gli americani siano propensi a idolatrare le rockstar, perché negli Usa non si pagano le royalty?
"Idolatrare, dici davvero? Pensavo fosse finita, quell'epoca. Pensavo che si facesse ai tempi di Cecil B. De Mille, di Mae West. A me sembra che siano appena all'inizio nell'idolatrare le rockstar, no? Non è una cosa diffusa e importante per quanto lo era a quell'epoca".

E' difficile metterti in imbarazzo?
"Uhm, per essere sinceri non c'è davvero molto che mi imbarazza. Forse non è nemmeno imbarazzo, ma semplice fastidio, quello che provo quando le cose non girano bene sul palco. E' stato buffo, quando abbiamo suonato al "Rainbow" ed è mancata la corrente mentre eravamo sul palco. Quello è stato un po' imbarazzante.

Qual'è la tua principale preoccupazione?
"Uscire al momento giusto".

Ti capita di andare in delirio per qualcosa?
"Posso impazzire per qualunque tipo di cosa. Solo l'ascoltare musica può mandarmi in delirio".

Come preferisci passare il tempo?
"Ascolto la musica di Jimi Hendrix, di Liza Minelli; vado a visitare le gallerie d'arte. Mi piace la maggior parte degli artisti vittoriani. Apprezzo in particolare la cura dei dettagli, l'acquerello, cose così. E poi cose popolari, come Dalì".

Ti piacerebbe l'idea che Dalì realizzasse i tuoi costumi e il tuo trucco?
"Per niente. Lui mi piace, ma per cose molto diverse. Per fare i nostri costumi di scena abbiamo Zandra Rhodes".

Vorresti essere il primo uomo sulla copertina di "Vogue"?
"Sarebbe fantastico. Ma in realtà non sai quanto potremmo essere vicini... Ci stiamo lavorando".

Ti piacerebbe uscire con Liza Minelli?
"Ma no! Mi piacerebbe parlare con lei, questo sì".

Avete entrambi una passione per i vestiti. Potreste parlare di questo. Tempo fa non vendevi abiti d'epoca?
"Si, mi ero organizzato con un amico... di solito, i vestiti mi piacciono comunque, e quando i Queen erano ancora un impegno semi-professionale, ho pensato di fare qualcos'altro, nello stesso tempo, e ho avuto l'occasione di aprire una piccola boutique al mercato di Kensington".

Hai uno stilista preferito?
"Ho un sarto che mi fa i pantaloni, e un amico che crea le mie scarpe. Anni fa andavo da Ossie Clark, insieme a Zandra Rhodes.

Secondo me, le scarpe giuste sono la parte del guardaroba più difficile da trovare...
"Londra è piena di negozi di scarpe. Puoi averle su ordinazione. Basta che porti il tuo progetto, e te le fai fare".

Che dimensioni ha il tuo armadio?
"E' piuttosto grande. Ho preso una specie di enorme appartamento a Kensington, dove c'è un enorme corridoio che ho trasformato in guardaroba, ed è completamente pieno. Potrei aprirci un negozio...".

Quale consiglio daresti ai fan dei Queen, su dove andare a comprare i loro vestiti?
"Dipende, ci sono tantissimi posti. C'è un posto che si chiama "Essences" e che vale davvero la pena di visitare. Hanno cose di ottima qualità, anche quelle vecchie, che risalgono agli anni Venti. Se hanno a disposizione un po' di soldi, gli direi di andare da Zara Rhodes, perché lei ha un posto dove lavora e dove si possono comprare gli abiti esposti. Fa cose davvero meravigliose".

Pensi che sia l'abito che fa il monaco?
"Dipende da quale tipo di persona sei. Per quello che facciamo noi, i vestiti sono importantissimi, e sapere dove trovarli è un dell'aiuto".

Passi molto tempo davanti allo specchio?
"Se posso permettermelo si. Sono un tipo molto vanitoso, per cui lo faccio".

Ti capita mai di pensare, mentre stai davanti allo specchio, all'effetto che ti fa l'immagine riflessa?
"No, non la prendo così sul serio. Ho altro a cui pensare. A casa ho un po' di specchi, di diverse forme e dimensioni, ma non mi provocano chissà quale reazione".

Saresti in grado di paragonarti a un altro essere umano?
"No e poi no. Credo di essere del tutto originale. Sono sicuro che ci sono molte persone che si vedono riflesse in me, ma questo vale per loro. La sostanza è che io sono io, ed è così che mi va di essere".


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