Freddie Mercury Bijou Italia

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venerdì 2 gennaio 2015

L'emozione del Live Aid - Il racconto di Peter Freestone

Freddie si sentiva agitato perché l'esibizione dei Queen era prevista di giorno. Non gli piacevano i concerti alla luce del sole: ci si doveva sbattere di più affinché gli spettatori potessero gustare la performance in ogni dettaglio, e la luce rendeva lo spettacolo meno affascinante ( i giochi dei riflettori diventavano quasi superflui ). Di giorno il make-up non riusciva a trasmettere e ad arricchire visivamente l'intensità con cui l'artista si offriva al suo pubblico. Chi stava sul poi non notava la differenza, ma gli spettatori si perdevano buona parte delle sottigliezze. In ogni caso, in scena Freddie dava tutto se stesso senza troppa attenzione ai dettagli, e lo mostrò quando si esibì. 
Gli altri artisti in cartellone, incuranti del "fattore luce", non avevano pensato a come neutralizzare gli effetti negativi. Freddie invece era consapevole, e in breve conquistò tutti - il pubblico e i presenti nel backstage - con la sua performance. Le riprese effettuate per la televisione non rendono minimamente l'idea dell'emozione che si provava dietro le quinte. Gli artisti in programma furono d'accordo che il concerto dei Queen era stato il clou della manifestazione.
Freddie sapeva di dover concentrare in venti minuti tutta l'energia che di solito investiva in spettacoli di due ore. Dal backstage fu straordinario assistere alla visione dello stadio pieno zeppo di gente che batteva le mani all'unisono durante l'esecuzione di Radio Ga Ga; chissà cosa deve aver provato Freddie, che dirigeva le danze: si sarà sentito al centro del mondo, perché quel giorno sembrava proprio che l'intero pianeta si fosse riunito con devozione per rendergli omaggio. 


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